Oggi, 7 agosto, si celebra San Gaetano, un Santo al quale è legata un’antica e sentita storia. La sua statua s’innalza nella piazza che porta il suo nome e che fu l’agorà, il centro, della Neapolis antica. La grande chiesa dedicata ai Santi Pietro e Paolo, che presero il posto dei Dioscuri della paganità, è conosciuta da pochi napoletani come “chiesa di San Paolo Maggiore”, ben più nota come “chiesa di San Gaetano”.

Gaetano, nome che deriva dal latino e che significa “nativo di Gaeta”, nacque a Vicenza dalla nobile famiglia dei Thiene nel 1480, e fu battezzato con il nome di Gaetano, in ricordo di un suo celebre zio, il quale si chiamava così perché era nato a Gaeta. Protonotario apostolico di Giulio II, lasciò sotto Leone X la corte pontificia maturando, specie nell’Oratorio del Divino Amore, l’esperienza congiunta di preghiera e di servizio ai poveri e agli esclusi. È restauratore della vita sacerdotale e religiosa, ispirata al discorso della montagna e al modello della Chiesa apostolica. Devoto del presepe e della passione del signore, fondò (1524) con Gian Pietro Carafa, vescovo di Chieti (Teate), poi Paolo IV (1555-1559), i Chierici Regolari Teatini. Per la sua illimitata fiducia in Dio è venerato come il santo della provvidenza.

A Napoli si dedicò a pie opere di carità, in particolare adoperandosi per i malati incurabili, promosse associazioni per la formazione religiosa dei laici e istituì i Chierici regolari per il rinnovamento della Chiesa, rimettendo ai suoi discepoli il dovere di osservare l’antico stile di vita degli Apostoli.

“Se si vuole conoscere l’origine di quegli artistici e commoventi presepi, che nelle Feste natalizie del Signore s’espongono alla pia curiosità e devozione dei fedeli, nei quali, composti di varie figure, si rappresenta il grande Mistero (dell’Incarnazione), e si vedono i tre celesti personaggi, il Bambino, la Madre con il suo Sposo (San Giuseppe), i pastori con le loro pecorelle, gli zampognari,i Re Magi con i loro cammelli e il loro seguito, gli Angeli che cantano la gloria dell’Altissimo, il bue e l’asino che con l’alito riscaldano il Fanciullo appena nato, la capanna, la culla e la stella d’oriente; se, dunque, si vuole conoscere, come dicevo, il primo autore di questi presepi, costui fu Gaetano, quando abitava a Napoli; per la viva impressione che in questo santo restò in seguito al privilegio ricevuto dalla Vergine Maria, la quale gli pose in braccio il Bimbo appena nato, mentre, la notte di Natale, egli era assorto in orazione davanti al vero presepe (= la mangiatoia) di Betlemme, trasportato nella Basilica di Santa Maria Maggiore, in Roma; il Santo si sentì stimolato a costruire un presepe materiale, visibile a tutti, con quelle rappresentazioni che dicevamo, per rinnovare ogni anno il ricordo del grande privilegio che aveva ottenuto a Roma, e per rendere più vive nel suo spirito le fiamme dell’Amore divino, che poi intendeva diffondere nei cuori degli altri. Qui il suo spirito esultava di giubilo, ora rallegrandosi con la Madre di Dio, ora cantando con gli Angeli il Gloria in excelsis, ora ascoltando le zampogne dei pastori, che introduceva a tal fine nel presepe, ed ora adorando insieme ai Magi il Bambino degno d’amore. Quindi ai presenti, attratti in gran numero dalla novità di quel devoto spettacolo, mai visto fin allora, teneva un sermone, ma più con lacrime (di commozione), che con parole, e con tanta commozione da parte di chi l’udiva, che molti, i quali fin allora erano stati insensibili e irremovibili alle minacce (delle pene eterne) dei predicatori, si intenerivano con pianti di pentimento, a quei commossi discorsi di Gaetano. Questa invenzione del nostro Santo meritò tanto gradimento da parte della città di Napoli, che negli anni seguenti la si vide introdurre anche in altre chiese, e, passando poi di luogo in luogo, oggidì questo uso si pratica quasi dappertutto, persino nelle case private”.

Secondo quanto si evince da questo antico testo, San Gaetano concepì l’idea di allestire il presepe in seguito al privilegio concessogli dalla Madonna che, apparsagli in visione, gli porse il Bambino Gesù, perché lo tenesse tra le sue braccia. Il commovente episodio è stato rappresentato più volte nell’arte figurativa. Nella chiesa dei Santi Apostoli, nella cappella di san Gaetano, una tela di Agostino Beltrano rappresenta la Madonna nel gesto di porgere il Bambino al Santo.

La sua attività multiforme si svolse a Napoli fino alla morte; fondò ospizi per anziani, potenziò l’Ospedale degli Incurabili, fondò i Monti di Pietà, da cui nel 1539 sorse il Banco di Napoli, il più grande Istituto bancario del Mezzogiorno; suscitò nel popolo la frequenza assidua dei sacramenti, stette loro vicino durante le carestie e le ricorrenti epidemie come il colera, che flagellarono la città in quel periodo, peraltro agitata da sanguinosi tumulti.
Per ironia della sorte, fu proprio il teatino cofondatore Giampiero Carafa, divenuto papa Paolo IV a permettere che nell’Inquisizione, imperante in quei tempi, si usassero metodi diametralmente opposti allo spirito della Congregazione teatina, essenzialmente mite, permissiva, rispettosa delle altre idee.
E quando le autorità civili vollero instaurare nel Viceregno di Napoli, il tribunale dell’Inquisizione, il popolo napoletano (unico a farlo nella storia triste dell’Inquisizione in Europa) si ribellò; la repressione spagnola fu violenta e ben 250 napoletani vennero uccisi, per difendere un principio di libertà.
Gaetano in quel triste momento, fece di tutto per evitare il massacro e quando si accorse che la sua voce non era ascoltata, offrì a Dio la sua vita in cambio della pace: morì a Napoli il 7 agosto 1547 a 66 anni, consumato dagli stenti e preoccupazioni e due mesi dopo la pace ritornò nella città partenopea.
L’opera che più l’aveva assillato nella sua vita, era senza dubbio la riforma della Chiesa, al contrario del contemporaneo Martin Lutero, operò la sua riforma dal basso verso l’alto, formando il clero e dedicandosi all’apostolato fra i poveri, i diseredati e gli ammalati, specie se abbandonati.
A quanti gli facevano notare che i napoletani non potevano essere così generosi negli aiuti, come i ricchi veneziani, rispondeva: “E sia, ma il Dio di Venezia è anche il Dio di Napoli”. 
Il popolo napoletano non ha mai dimenticato questo vicentino di Thiene, venuto a donarsi a loro fino a morirne per la stanchezza e gli strapazzi, in un’assistenza senza risparmio e continua.

Il suo corpo, insieme a quello del beato Marinoni, del beato Paolo Burali e altri venerabili teatini è deposto nella cripta monumentale, che ha un accesso diretto sulla piazza ed è meta di continua devozione del popolo dello storico rione partenopeo.
Nella piazza, come in altre zone di Napoli, vi è una grande statua che lo raffigura; da secoli è stato nominato compatrono di Napoli. Beatificato il 23 novembre 1624 da papa Urbano VIII e canonizzato il 12 aprile 1671 da papa Clemente X, San Gaetano da Thiene è la testimonianza di quanto la Chiesa nei secoli, attraverso i suoi figli, sia stata sempre all’avanguardia e con molto anticipo sul potere laico, nel realizzare, inventare e gestire opere di assistenza in tutte le sue forme per il popolo, specie dove c’è sofferenza. Ecco così i Monti di Pietà per giusti prestiti ed elargizioni, l’istituzione degli ospedali, orfanotrofi, ospizi, lebbrosari.

7 Agosto 2021
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