Casamarciano, prorogata ordinanza di chiusura delle scuole. Didattica a distanza fino al 23 aprile
Casamarciano – Nessun rientro in aula per gli alunni che frequentano le scuole di Casamarciano. Il sindaco Carmela De Stefano
Puc di Marigliano: al via la campagna di ascolto “social”. L’appello del sindaco Jossa alla comunità: “La vostra opinione ci interessa per fare un piano fuori dal Palazzo e dagli uffici”
Castellammare, Antonio Maturo: ‘Chiuderci non è servito a niente’
Per il patron del Maracanà: ‘I risultati sono sotto gli occhi di tutti’
Un’istituzione tra i locali di Castellammare e un amico per tanti. In questa lunga fase di crisi, con pub e ristoranti aperti solo per le consegne a casa, Antonio Maturo non si è mai demoralizzato. Punto di riferimento, anche nella crisi, boccia la politica delle chiusure: “Non sono servite a niente”.
Le difficoltà sono ormai evidenti, ma qual è per lei la maggiore?
“La principale difficoltà è, senza dubbio, garantire il salario ai dipendenti non chiudendo l’azienda. Salvaguardare i collaboratori, lo staff e le loro famiglie è una grandissima prova in tutti i settori, non solo in quello della ristorazione. Bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare, anche in queste condizioni, in vista di un futuro ritorno alla normalità, che avvenga quanto prima, anche se i comportamenti di alcune persone lasciano a desiderare e rallentano o addirittura allontanano la ripresa. Per quello che riguarda invece più specificamente il mio locale la difficoltà è certamente quella di affrontare, da un anno a questa parte, un surrogato di quella che è stata una attività nella quale mi trovo da 40 anni. Vivere il Maracanà, guardare negli occhi i clienti consumare al tavolo i nostri prodotti e uscirne soddisfatti ed appagati da una serata all’insegna del buon cibo e della buona compagnia”.
Asporto e delivery sono diventate la base per la sopravvivenza della ristorazione: queste forme si ripercuoteranno anche sul futuro della sua impresa?
“Ci siamo affidati ad una agenzia che cura l’aspetto online, che è un affiancamento al nostro lavoro tradizionale, ma non deve assolutamente sostituire la gioia di avere il locale invaso dai nostri amici/clienti che speriamo di rivedere presto. Ci siamo attrezzati, come tutti, per le consegne ma tutto ciò nella speranza di una futura ripartenza di quella che è la nostra anima, il nostro spirito lavorativo: soddisfare il cliente al tavolo con una minuziosa ricerca e sviluppo sulle materie prime e sulle innovazioni delle nostre proposte che anche in questo periodo non si sono fermate! Arrivano telefonate di nostri clienti che hanno voglia di serata al Maracanà ordinando le nostre specialità, degustandole a casa grazie al delivery, provando almeno la sensazione di essere in un locale a loro caro, ricostruendo l’atmosfera, nelle quattro mura domestiche, grazie ai nostri profumi e sapori”.
A parti invertite, quali disposizioni avrebbe promulgato per tutelare le attività di ristorazione?
“Chiudere le attività, con le misure attuate fino ad oggi, è stato un buco nell’acqua: persone irrispettose, che fregandosene della salute pubblica continuano a ignorare le norme di distanziamento, sono il fenomeno evidente che il sistema di contenimento è fallito. L’esempio sardo della riapertura e dell’introduzione della zona bianca per l’isola, ora ritornata in zona rossa è lampante di quanto precario e infruttifero è stato tutto il susseguirsi degli eventi. Dal 7 marzo 2020 quando ho chiuso la mia attività ho sempre detto che questa è la terza guerra mondiale. Quando si conosce il nemico lo si combatte con determinate e specifiche armi a disposizione ma in questo momento non conosciamo bene le armi e poco il nemico, ci sono molti aspetti a noi sconosciuti, troppe variabili che vengono riferite e non chiarite anche dagli addetti ai lavori e da chi dovrebbe dirigere il paese. Avrei fatto una riapertura molto controllata con pesanti limitazioni: apertura con riduzione estrema dei posti a sedere e con un modus operandi molto drastico. Ma tutto questo è un palliativo. Bisogna integrare tutto ciò con una rapida, massiva ed organizzata distribuzione vaccinale. Avanti a noi abbiamo uno specchio come quello dell’Inghilterra, che è uscita da tre mesi di lockdown. Seguire l’esempio UK sarebbe una buona idea: noi abbiamo chiuso senza concludere nulla. Lo stop delle attività deve avere una finalità ben precisa. La gestione governativa è stata farraginosa per un problema assai complesso. Per quanto mi riguarda l’unica cosa che posso fare è vaccinarmi, non vedo alternative. Alla base di tutto ci dovrebbe essere un controllo capillare nelle strade e una organizzazione nella gestione dei mezzi pubblici, senza tali restrizioni e misure cautelative “la guerra” si protrarrà per tempi ancora lunghi. I presidenti di regione dovrebbero interagire avendo una visione meno personalistica che sfoci nella ges
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tione che si ponga agli antipodi della vecchia”.