Ok Cdm a Def, deficit molto alto per sostegno economia. Draghi chiede unità

E per caduta Pil. Scostamento da 40 miliardi per nuove misure imprese

Il faro del governo “è la crescita” ha detto il premier ai suoi ministri, confermando l’intenzione di mantenere “una visione espansiva per le imprese e per l’economia”. E visto che è ancora il momento di dare i soldi, non di chiederli, il premier e il ministro dell’Economia Daniele Franco hanno proposto un quadro macroeconomico che, inevitabilmente, risente ancora dell’impatto negativo della pandemia ma che punta ad agganciare ritmi di crescita “mai sperimentati nell’ultimo decennio”. Nel 2021 la stima del Pil passa dal 6% a un più contenuto 4,5%, contando sul progressivo allentamento delle misure, compreso il distanziamento a partire dall’estate. Le previsioni però quasi si dimezzano, a +2,7%, se i vaccini dovessero rivelarsi inefficaci contro le varianti. A spingere il Pil oltre il 4,1% tendenziale quest’anno sarà sia il doppio scostamento, con il prossimo decreto che vale un +0,6% di qui alla seconda metà del 2022, sia l’avvio del Recovery Plan, escluse le riforme. Per quella dell’Irpef, peraltro, si profila qualche ritardo sulla tabella di marcia, visto che si indica la seconda metà dell’anno per la sua “definizione”. Lo sforzo espansivo, però, farà volare il deficit dal 9,5% all’11,8% mentre il debito sfiorerà il 160% (159,8%), record dal primo dopoguerra. Anche la disoccupazione salirà di tre decimali nel 2021, al 9,6%, per poi ripiegare a partire dal prossimo anno.

Il governo pone al centro “l’obiettivo della crescita economica”: con il nuovo scostamento di bilancio e l’autorizzazione ad altri 40 miliardi in deficit sarà finanziato un provvedimento con alla base una “visione espansiva per le imprese e l’economia”. Lo avrebbe detto, a quanto si apprende da diversi partecipanti alla riunione, il premier Mario Draghi in Consiglio dei ministri, nell’ambito della discussione sul Def e sul prossimo scostamento di bilancio.

Cerca “unità”, Mario Draghi. Avvia con M5s e Lega gli incontri con tutti i gruppi parlamentari sul Recovery plan, in vista del varo del piano da 191 miliardi da inviare a Bruxelles entro il 30 ottobre. I partiti gli chiedono voce in capitolo, presentano proposte specifiche sui loro temi di bandiera, si presentano con rivendicazioni sulle aperture e sul prossimo decreto con i sostegni alle imprese. Il premier annota e promette ascolto, sottolinea la politica espansiva del governo e illustra le linee generali del piano. Sottotraccia emergono però sempre più numerosi i malumori e gli attriti, dentro e fuori i partiti della maggioranza. Matteo Salvini non si presenta all’incontro con il premier e tornano a circolare voci di dissidi, smentiti con forza dalla Lega, con Giancarlo Giorgetti. Fonti del partito di via Bellerio rimarcano che non c’è nessun problema tra i due. Più collegialità viene invocata dal Pd, che mostra di non gradire le sortite leghiste, a partire da quelle contro Roberto Speranza. “La mozione” di sfiducia di Fdi a Speranza “andrebbe letta: esprimerci prima è prematuro. Non vogliamo la testa di Speranza ma visto che il governo ha forze diverse vorremmo che cambiasse anche la politica di Speranza”. Lo dice Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, interpellato al termine dell’incontro con Draghi.

Oggi il ministro Speranza viene messo alla gogna, è incredibile, una vergogna la mozione di sfiducia nei confronti di Speranza“. Lo dice il segretario del Pd Enrico Letta a Piazzapulita su La 7.

“Siamo un governo di unità, bisogna restare uniti, non farsi dispetti o alimentare polemiche”, dice Draghi ai leghisti. Il premier è alle prese con la ‘maratona’ finale per il varo del piano “monstre” per spendere i fondi europei: Portogallo, Francia, Spagna e Grecia sono già pronti a presentare i loro progetti la prossima settimana e l’Italia deve fare in fretta, per non perdere “il turno” nell’assegnazione della prima tranche di fondi a luglio (fino a 27 miliardi, per il nostro Paese). Ma i partiti e gli enti locali chiedono di poter dire la loro, anche con nuovi incontri sulla versione finale del testo, che dovrebbe essere in Consiglio dei ministri la prossima settimana e che il premier illustrerà alle Camere il 26 e 27 aprile: ci sono in ballo, come spiega il ministro Enrico Giovannini, 50 miliardi solo per le infrastrutture, con forte spinta al Sud.

Il presidente del Consiglio incontrerà la prossima settimana i rappresentanti di sindacati e imprese sul Recovery plan e sul nuovo decreto legge per il sostegno alle imprese colpito dal Covid. A quanto si apprende, i segretari dei sindacati confederali dovrebbero essere ricevuti a Palazzo Chigi martedì alle 12. In programma la prossima settimana ci sarebbero anche incontri con le organizzazioni dei datori di lavoro.

 

16 Aprile 2021
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